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04. febbraio 2019

Educare con le sculacciate. Giusto o sbagliato?

«Da piccolo ho preso diverse sculacciate eppure non ho riportato nessun trauma», «quando i miei figli fanno i capricci te le strappano dalle mani», «una "buona" sculacciata ogni tanto gli fa bene..» Queste sono alcune delle frasi che spesso sento dire a tanti genitori, ma siamo sicuri che sia proprio così?

Spesso i genitori mi chiedono se sia giusto dare qualche sculacciata ai propri figli quando fanno i capricci e puntualmente rispondo che personalmente preferisco altri metodi educativi, a mio avviso più efficaci. 

«Un pomeriggio, Simona, una mamma, dopo aver passato una mattinata a pulire e sistemare casa, era sdraiata sul divano a "smanettare con lo smartphone..", da circa mezz'ora la sua bambina di due anni piangeva e batteva i piedi senza dare alcun segno di volerla smettere entro breve tempo. Alla fine, esausta, dopo vari tentativi verbali per farla smettere, si alzò e sculacciò la bambina. Poi, delusa e arrabbiata con se stessa, si buttò sul letto.

Il fatto di aver perso la pazienza e di aver sculacciato la bambina la fece sentire ancora peggio. Sentì di aver perso il controllo e si preoccupò ancora di più pensando a come si sarebbe comportata quando la figlia avrebbe raggiunto l'adolescenza. Forse avrebbe dovuto imporsi con una forza sempre maggiore man mano che la figlia cresceva? Ma così avrebbe finito per picchiarla duramente! Questa mamma promise a se stessa che non avrebbe più picchiato la figlia per nessun motivo rivolgendosi ad un esperto per capire come fare».

 

Dopo qualche incontro, analizzando le situazioni che la irritavano maggiormente e cercando di capire come mai si arrabbiava tanto, con sua grande sorpresa si rese conto di essere molto dura con se stessa, infatti, tendeva ad interpretare il cattivo comportamento della figlia come un'offesa personale, quasi che fosse un segno sicuro del proprio fallimento come genitore.

 

Prima di tutto, dunque, verificate se dietro la rabbia nei confronti di un comportamento scorretto di vostro figlio ci può essere una motivazione simile a quella di mamma Simona. La consapevolezza di ciò potrebbe aiutarvi a mitigare un pò la vostra rabbia.

Sicuramente, a questo punto, vi starete chiedendo cosa fare di fronte ad un comportamento scorretto di vostro figlio. Prima di intervenire, anche se è più facile a dirsi che a farsi, cercate di rilassarvi e di riflettere, definendo in modo preciso il comportamento che volete modificare o quello che intendete ottenere, soprattutto ponetevi degli obiettivi realistici e ragionevoli. Un bambino timido non deve per forza dire «Ciao» a tutti gli estrai che incontra e mostrarsi incredibilmente socievole quando tutto ciò che vorrebbe fare è andarsi a nascondere sotto il tavolo!

Tenete presente che i  bambini hanno bisogno di ripetere più volte un'operazione prima di assimilarla, a noi sembra che si comportino male deliberatamente e ripetutamente per il gusto di farci un dispetto. In realtà, nei primi anni di vita, le capacità mnemoniche e intellettive del bambino non hanno ancora raggiunto uno sviluppo completo.

 

Siate assertivi, ovvero chiari e decisi. Assertivi non significa aggressivi, ma neanche passivi. È aggressivo il genitore che sbraita o addirittura picchia il bambino. È passivo il genitore che ignora il comportamento scorretto facendo finta di niente. 

È indispensabile parlare in modo fermo e deciso anche se siete un pò titubanti e non sapete esattamente in che termini reagire. Il bambino ha bisogno di vedervi pienamente in possesso del vostro autocontrollo.

 

Per convincere il bambino che state facendo sul serio, unite il richiamo verbale all'azione concreta, ad esempio l'allontanamento del bambino dalla presa di corrente o dal toccare un oggetto di vetro. Gridare «No!» rimanendo seduti in poltrona non è sufficiente: il bambino interpreta la passività del genitore come un segnale inequivocabile: mamma non dice sul serio! Il richiamo verbale da solo funziona solamente dopo molte occasioni nella quali al semplice «no!» avete fatto seguire un'azione concreta.

Quando, infine, rimproverate vostro figlio mantenete un'espressione severa per circa dieci secondi, attraverso l'espressione del viso e il tono della voce gli farete capire che ha oltrepassato i limiti.

Il bambino, dopo un litigio, si domanda sempre fino a che punto i genitori ce l'hanno con lui e se gli vogliono ancora un pò di bene. Nel suo sforzo di capire come va il mondo, potrebbe interpretare la rabbia come una volontà di abbandono, come un ritrattare quel sentimento d'amore che i genitori nutrivano per lui, quindi, per non incrementare inutili ansie, distinguete il bambino dal suo comportamento: vostro figlio può anche aver sbagliato, ma ciò non significa che egli sia completamente «sbagliato» come persona. Fategli capire chiaramente che gli volete sempre ed incondizionatamente bene ma non vi piace il modo in cui si comporta.

Dott. Antonino Ditta

Pedagogista

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